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Sara Reginella - Canale ufficiale

In questi giorni, in cui i magniloquenti della retorica straparlano del primo anniversario della guerra, abbiamo il dovere di ricordare che il conflitto è iniziato non uno, bensì nove anni fa e che, volutamente, è stata applicata una censura di otto anni, in modo da far risultare l'inizio dell'operazione speciale russa come un fulmine a ciel sereno.

Ricordiamo invece che, ad aprile 2014, il governo ucraino dava il via ad A.T.O., l'operazione anti terrorismo contro i territori del Donbass, colpevoli di essersi ribellati al recente golpe di Kiev, orchestrato dagli Stati Uniti (golpe - U.S.A.- una novità incredibile).
Le immagini dei bombardamenti aerei da parte del governo ucraino sui territori del Donbass non sono mai state mostrate in Occidente: per gli Europei quei fatti non sono mai avvenuti.
Dunque, se la guerra fosse continuata nel silenzio, i sostenitori delle epiche gesta del battaglione Azov e i gregari del popolo che sventolano le bandierine dell'ignoranza, non avrebbero fatto una piega. Ora invece, ce li ritroviamo a far sermoni roboanti.
Un supplizio, per chiunque conosce la storia di questi ultimi anni.

Per ricordare che la guerra è iniziata 9 anni fa, vi invito dunque a utilizzare l'hashtag lanciato da Alberto Fazolo con il Comitato per il Donbass Antinazista: #9AnniDiGuerra

Vi invito anche a iscrivervi al mio canale YouTube "Sara Reginella Video Projects" per avere la possibilità di vedere "Start up a war. Psicologia di un conflitto", il mio penultimo lavoro sul conflitto ucraino (classe 2018), in uscita in questi giorni.
Dopo il passaggio ai festival, le proiezioni nelle principali città italiane e la diffusione in sud America grazie a Telesur, è arrivato il momento di renderlo fruibile online.

Link: SaraReginellaVideoProjects" rel="nofollow">https://www.youtube.com/@SaraReginellaVideoProjects

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Sara Reginella - Canale ufficiale

Finalmente oggi, sulle bacheche social, quel che si vede mette d'accordo tutti: i gatti.
Auguri ai nostri angeli con la coda, che sempre ci amano, ci capiscono, ma mai si sottomettono. Ricambiamoli con lo stesso celestiale amore.
Buon venerdì 17.

Nella foto, gatto di Severodonetsk.

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È difficile amare.
Ma pure farsi due domande sulle reali cause del conflitto ucraino, non è che sia 'sta passeggiata.
Buon San Valentino agli irriducibili, che invece le domande se le fanno.

A proposito, tra una decina di giorni, esce online, a fruizione gratuita, il mio documentario "Start up a war" (2018), nella sua versione ridotta da 54 minuti.

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Mi sono informata sul messaggio di Vladimiro Zeleschi, letto durante la finale di Sanremo, accompagnato dall'esibizione di una band che uccide al fronte: un inno alla prosecuzione della guerra.
In sintesi: Slava kokaїna!
E gloria agli eroi, che han retto cinque giorni di festival della propaganda bellica, tra becere provocazioni sessuali e insegnamenti di vita profusi da una che, fino a ieri, vendeva acqua griffata e oggi è assunta in cielo come nuova Vergine Maria.
Mi spiace per il pubblico sensibile, per la canzone italiana e per i musicisti di livello, violentati da gentaglia che ha trasformato un importante evento musicale in un festino per cocainomani, una lauda alla guerra, all'ipocrisia e alla volgarità.

Finalmente è finita.

p.s.: no, non ho visto in diretta, ho subito attraverso i media

@sarareginella

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Comunque alla fine, il confronto è importante, fa parte del processo dialettico.
Io ad esempio, dai confronti di questi giorni ho capito che: Ferragni sta a Simone De Beauvoir come Zelensky sta a Martin Luther King.
Ora che ho ampliato le mie prospettive e approfondito le mie conoscenze, mi sento interiormente arricchita.

Però, mi dicono che la De Beauvoir non vendeva bottigliette d'acqua griffata a 8 euro né usava bambini per vendere smalti, e Martin Luther King non chiedeva armi.
Ah.
E va be', nessuno è perfetto!

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Personalmente, mi son sempre ritenuta perlopiù mediocre nella recitazione.
Dopo anni di corsi e un ruolo in una minuscola compagnia amatoriale, ho allegramente tirato i remi in barca, sono state esperienze divertenti, ma interpretare non faceva per me.
Però, di attrici davvero in gamba, capaci di emozionare, commuovere e di entrarti nel cuore, ho avuto la fortuna di conoscerne diverse. Le migliori hanno in comune due tratti: l'umiltà e l'impegno nello studio.
Questo per dire, che se fossi un'attrice, m'incazzerei nel vedere osannare una Ferragni che non è in grado, non dico di emozionare, ma neanche di azzeccare la dizione di due parole consecutive. E mentre molti sentono imbarazzo nell'ascoltarla, lei ci fa sapere, che va fiera di sé.

p.s.: no, non ho visto Sanremo, lo sto subendo di rimbalzo via social, come molti di voi

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Pare sia scongiurata la presenza di Zelenski tramite collegamento a Sanremo.
Non sono felice del fatto che verrà comunque letto il suo messaggio di morte al festival della canzone italiana, ma son lieta di aver constatato il disappunto in quasi chiunque, rispetto al suo paventato intervento in videoconferenza.

Dunque, continuiamo a gridare i nostri no, se necessario: dopo il ban su change. org, mi comunicano che è stata pubblicata su un'altra piattaforma, la petizione contro il revisionismo storico a danno dell'Armata Rossa. Vi invito a unire la vostra firma a quelle dei diversi firmatari, tra cui Angelo D'Orsi, Alberto Fazolo, Giorgio Bianchi e Massimo Recchioni, storico della resistenza, nonché autore della petizione che sarà inviata al Museo di Auschwitz.

Non lasceremo che sia un algoritmo o un ban a cambiare la storia perché, come scrisse Pablo Neruda, ricordando il sacrificio di chi ci ha liberato: "Anche se muori, non morirai".

Link petizione: https://secure.avaaz.org/community_petitions/it/museo_statale_auschwitz_birkenau_no_alla_manipolazione_della_storia/?zZYVgqb

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Sanremo non ti temo.

Ma se a Sanremo chiamano uno che ha armato i battaglioni ne0n*zist* inquadrati nell'esercito regolare, uno che ha bandito tutti i partiti a sinistra e di opposizione, uno che ha fatto carcerare blogger e oppositori politici, uno che sta al potere di un governo golpista e che ci sta trascinando tutti in terza guerra mondiale perché non vuole mediare, sorge una domanda: perché nelle scorse edizioni di Sanremo non è stato invitato anche Augusto Pinochet? E perché in questa edizione non viene fatta fare una comparsata anche a Matteo Messina Denaro? Perché?
Tanta visibilità a Zelenski e gli altri?

Chiara Ferragni, tu che con Fedez, Giorgia Soleri e Massimo Gramellini sei tra gli esponenti della nuova classe intellettuale italiana, tu che sarai al festival, almeno tu: facci dare una spiegazione! E che diamine.

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Molti mi hanno chiesto quale fosse il testo della petizione contro il revisionismo storico a danno dell'Armata Rossa, redatta dallo scrittore Massimo Recchioni e sottoscritta da me, Alberto Fazolo, Angelo D'Orsi, Giorgio Bianchi e molti altri ancora.
La petizione, che in poco tempo aveva raggiunto centinaia di firme, è stata eliminata da change. org con la seguente motivazione: "viola le linee guida della community".
Di seguito il testo, valutate voi quali potrebbero essere le violazioni in essere.
Le firme sarebbero state inviate al museo di Auschwitz.
Dicono che queste petizioni non servono a nulla, che noi non possiamo niente. Invece, l'eliminazione immediata al raggiungimento di centinaia di sottoscrizioni, mi fa ipotizzare che a qualcosa servano.
Si troverà un'altra piattaforma e si otterranno ancor più firme. Nel frattempo, ringrazio tutti per il supporto alla causa. Siete sempre sul pezzo!

@sarareginella

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Quando visitai, parecchi anni fa, il Museo della Pace a Hiroshima, rimasi inorridita dal fatto che non risultasse ufficialmente scritto quale fosse il paese, che aveva sganciato l'atomica contro la popolazione inerme: puf! Pareva che l'atomica si fosse sganciata da sé.
All'interno del museo ti spiegavano che tanti paesi hanno l'atomica: in tal modo, li mettevano tutti sullo stesso piano, indipendente dal fatto che l'avessero usata contro i civili oppure no.
In una stradina, non lontano dal museo, c'erano dei militanti incazzati che distribuivano del materiale informativo sugli effetti dell'atomica: asserivano che il museo, nella sua patinata ipocrisia, minimizzasse comunque la portata delle conseguenze ai danni della popolazione.

L'impressione è che, recandoci ad Auschwitz, ben presto, accadrà qualcosa di simile: rimarremo inorriditi dal fatto che non risulterà più essere stata l'Armata Rossa ad aver liberato il lager.
Probabilmente, verrà scritto, come si sta facendo in questi giorni, che, colpo di scena, furono gli ucraini a liberare il campo, giammai i russi. Ma se si omette di dire che allora l'Ucraina era nell'Unione Sovietica e che anche i suoi soldati combattevano insieme ai russi nell'Armata Rossa, si sta commettendo un atto orribile: si sta manipolando la storia.
Non mi stupirei, a quel punto, se anche la portata mortifera di quei campi dovesse cominciare ad essere minimizzata.

Contro il revisionismo in atto, invito a firmare la petizione: no alla manipolazione della storia
https://www.change.org/p/no-alla-manipolazione-della-storia

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Ricordando la battaglia di Stalingrado.

– L’intera Operazione Barbarossa fu una follia – replica l’anziano veterano.
Vado indietro con la memoria e penso a quanto di terribile è accaduto in quella terra che amo così tanto.
– Combatteremo per l’Italia! – gridano esaltandosi e con l’amor di patria nel cuore i ventenni italiani buttati nei carri bestiame, stipati l’uno sull’altro come deportati e avviati in direzione del fronte russo.
Attraversando sui binari steppe e campi di girasoli, protetti dall’amore dei cieli azzurri e delle notti stellate dell’Ucraina, esultano e sopportano le pene dell’interminabile percorso, infiammati dal sentimento per la propria nazione, ignari di dirigersi verso il più grande mattatoio mai sorto in quei luoghi, in mezzo alla neve.
Di lì a poco anche i cieli ucraini, che all’inizio li avevano protetti, li avrebbero abbandonati. Nessuno aveva considerato le insidie dell’inverno che avrebbe sterminato quei ragazzi attanagliati nell’inferno del gelo. Gli equipaggiamenti forniti per la campagna di Russia ai soldati dell’esercito italiano erano totalmente inadeguati, i fucili s’inceppavano, le scarpe si bagnavano, i piedi si gelavano e s’infettavano con piaghe profonde in cui s’insinuavano i demoni delle nevi, facendoli impazzire. I volti ghiacciavano, le barbe si riempivano di muco e lacrime, mentre i sovietici respingevano le truppe dell’Asse alle porte di Mosca, fermavano la nazificazione del globo e a Stalingrado i carri armati con la stella rossa, come dinosauri scampati al cataclisma del cretaceo, gridavano vendetta.

Tratto da "Donbass. La guerra fantasma nel cuore d'Europa" - Exorma edizioni.

Vi aspettiamo sabato, 4 febbraio ore 17:00, Piazza Albertelli, Castelferretti.
Dalla parte dell'Armata Rossa.

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Sara Reginella - Canale ufficiale

Hanno sacrificato un intero popolo, in cambio di una vittoria all'Eurovision e di una strumentale adulazione mediatica.

Bisogna essere davvero ingenui, per non rendersi conto di come a nessuno freghi realmente nulla dell'Ucraina.
I media ucraini, per anni hanno praticato una manipolazione barbarica e ora il popolo viene usato come carne da cannone dalla NATO, nella sua guerra contro la Russia.
La prossima carne da cannone che verrà utilizzata, sarà la nostra, i media europei si stanno comportando esattamente come si sono comportati quelli ucraini in questi anni, censurando, occultando, mistificando.

L'Occidente pretende la resa della Federazione Russa ed, esattamente come negli anni Novanta, si muove affinché sia svenduta, affinché sia proclamato un governo fantoccio, sotto il controllo di un presidente cocainomane, alcolista, demente o inetto.
Zelensky ha svenduto il proprio paese alla NATO e con esso i suoi figli.
In Italia, il gruppo al potere con la coscienza lurida, ha svenduto anche noi.

Ci stanno portando al macello, trattati come carne senza valore: italiani, ucraini, tutti, siamo connessi.

Una volta, i coloni ti fregavano barattando specchietti e collanine. Oggi, arruffianandosi mediaticamente e facendoti vincere all'Eurovision.

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Al sesto pacchetto di "aiuti" militari a Kiev, anche io, come Fantozzi, venni colta da un leggerissimo sospetto.
Ma se ogni volta che esprimo la mia contrarietà all'invio di armi, di base, mi sento un'estremista, quelli che si esprimono a favore, di base, si sentono moderati?

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Riflessioni pre-sanremo.

Nulla è cambiato dai tempi dell'operazione Barbarossa.

L'ex presidente Poroshenko ha ammesso, a fine novembre, che l'obiettivo dell'Ucraina, in questi otto anni, era quello di creare delle potenti forze armate.
La stessa Angela Merkel ha dichiarato di recente, che gli accordi di Minsk hanno dato tempo all'Ucraina, permettendole di rafforzarsi militarmente.

La Federazione Russa è intervenuta a seguito della mancata attuazione degli accordi di Minsk, a otto anni dall'inizio dell'Operazione Anti Terrorismo (A.T.O.) contro il Donbass.
La Federazione Russa è intervenuta a otto anni dal golpe di Euromaidan, dopo aver invano richiesto la fine dell'attività militare della NATO, ai suoi confini.
Ma i Russi sono cattivi, noi siamo i buoni.

E non commento l'attuale livello di disinformazione, veicolato dai media, sul fronte bellico.
Oggi, si convince la popolazione della malevolenza della Federazione Russa, esattamente allo stesso modo in cui il dittatore coi baffi convinceva il suo popolo della malevolenza dell'Unione Sovietica.
L'Italia, vile e pecorona, ieri come oggi.

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"Se il professore riesce a essere empatico, non gli sparano con la pistola ad aria compressa", afferma Luciana Littizzetto.
In questa storia, la persona meno empatica, cara Luciana Littizzetto, a mio avviso, sei te.

Senza voler semplificare o dividere l'universo scuola tra "buoni" e "cattivi", esprimo solidarietà ai docenti di classi davvero difficili e ai genitori con l'arduo compito di educare all'altruismo, in una società così famelica.

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Nel video, il generale Camporini "dissente radicalmente da tutto quello che ha detto la dott.ssa Reginella, parola per parola".
La dott.ssa Reginella dissente a sua volta, citando la documentazione contenuta nel suo reportage "Donbass, la guerra fantasma nel cuore d'Europa" (2021) e nel suo documentario "Start up war. Psicologia di un conflitto" (2018), che uscirà in versione ridotta nel suo canale YouTube il 24 febbraio.

Torno a parlare in prima persona: nel video, il mio intervento per Visione Tv.
#9AnniDiGuerra

Di seguito, il link al mio canale YouTube, cui vi invito a iscrivervi: SaraReginellaVideoProjects" rel="nofollow">https://www.youtube.com/@SaraReginellaVideoProjects

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Suinicoltura.
Sono appena scesa da un treno regionale relativamente datato, spazioso, luminoso, con sedili a quattro posti, possibilità di sbracarti e guardare le facce di quelli seduti di fronte a te.
Ho fatto il cambio con un costosissimo treno ad alta velocità: stiamo stretti e stipati due a due come i maiali d'allevamento.
Chi ha letto il mio libretto, sa quanto io ami la terza classe e a star qui, mi viene voglia di tornare nei pulmini del Donbass, dove il passeggero meno estroverso vomitava "red bull" tarocco alla ciliegia e nei lunghi tragitti pieni di buche, socializzavi sempre con chi volevi te.
Qui, senti la stessa solitudine dei suini d'allevamento.

Ad ogni modo, tutto questo succede perché sono nella smart e non nella vip class.
La vip class ha le fattezze e dimensioni della seconda classe del regionale di questa mattina. Per davvero.

Il prezzo vitale dell'alta velocità.

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Al termine del festival sanremese che sarà ricordato come uno degli eventi più volgari e pecorecci degli ultimi anni, fatto di esplicite allusioni a rapporti 4nali, limonate, sex toys, odi alla vittoria e alla guerra, banalità magnificate più, mi dicono, qualche bella canzone, vi invito ad ascoltare il discorso di Vladimiro Zeleschi col montaggio esilarante di Alberto Fazolo.
Gliel'hanno già censurato su TikTok, provo a rilanciarlo qui su telegram.

Canale TikTok: @albertofazolo

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Il decalogo delle persone buone.

Nell'ultimo anno, ho vissuto un mesto fenomeno. Mi è capitato più volte di incontrare amici, parenti e conoscenti, di iniziare a parlaci e osservare in loro imbarazzo misto a freddezza nei miei confronti, per poi rendermi conto, di lì a poco, che queste stesse persone mi avevano o bloccato o tolto il contatto sui social. Un grande dolore.
Senza voler fare la vittima, ho preferito concentrarmi sull'autocritica, così ho stilato una serie di affermazioni da fare ad alta voce in società, al fine di riabilitare la mia figura agli occhi di chi ora mi schifa. Suggerisco di utilizzare il decalogo che segue a chi vive situazioni analoghe alla mia:

1)"c'è un aggressore e un aggredito"
2)"slava Ukraìna"
3)"almeno la Ferragni è umile e fa beneficenza"
4)"i Maneskin fanno vero rock"
5)"credo nella scienza"
6)"e allora le foibe?"
7)"Putin è un d1ttatore"
8 ) "e la Politovskaja?"
9)"Elly Shlein è il futuro" o, in alternativa, "Giorgia Meloni, una di noi"
10)"mangiare insetti? Già lo facciamo".

Buon lavoro e, mi raccomando, non perdete questa sera, durante la finale di Sanremo, il messaggio del presidente Vladimiro Zelenschi.
Ciao.

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Sara Reginella - Canale ufficiale

Che strano periodo.
Tocchi la Ferragni e ti ritrovi contro le sedicenti femministe.
Tocchi Zelenski e ti ritrovi contro i sedicenti pacifisti.
Ma davvero costoro sono diventati icone dei diritti delle donne e delle genti?
Mi dicono: eh, ma lei è una che vende, che fa i soldi. Pure Vanna Marchi vendeva, ma in epoche meno grottesche, Vanna Marchi o il dittatore di turno non rischiavi di trovarli sul palco di un grande teatro, come icone del femminismo o dei diritti dei popoli.

Meglio le televendite della Marchi sullo scioglipancia, meglio Roberto da Crema, te li sorbivi soltanto per sbaglio nelle reti private e nessuno, ma proprio nessuno si sarebbe mai sognato di innalzarli su un palco, come emblemi del vuoto che ci circonda.

"Han fatto i soldi, quindi valgono". Ecco il sistema valoriale che abbiamo.

@sarareginella

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"Buono ed umano, dedica la sua vita al servizio di chi ripone in lui le proprie speranze".
Consulta con fiducia.
Io l'ho appena sgamato: praticamente è Zelensky.
Disponibile anche come parapsicologo.
E Sanremo: muto.

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Ieri sera, abbiamo celebrato gli ottanta anni dalla liberazione di Stalingrado.
Nelle foto, con il giornalista Evgeny Utkin, la storica della Resistenza Nunzia Augeri, il professor Alessandro Volponi e Laura Baldelli della redazione di Cumpanis.
Sala gremita.
Guardate bene i volti: noi siamo quelli cattivi.

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Testo petizione refatta da Massimo Recchioni: NO ALLA MANIPOLAZIONE DELLA STORIA

La decisione attraverso la quale il Museo di Auschwitz ha escluso la Russia – ossia il Paese erede di chi liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 – dalle celebrazioni del 78° anniversario della Liberazione del campo di sterminio, è fatto assai grave, che ha generato immediate reazioni, di tipo diverso. Non si sono fatti attendere i primi articoli di «giornale»; ne Linkiesta, per esempio, viene espressamente scritto che non fu l’Armata Rossa a liberare quel lager, bensì i soldati ucraini. Un falso storico, una palese bufala: un uso strumentale della storia per accreditare il presente, che offende la Memoria di chi in quel campo è morto e di chi è morto per liberarlo, ossia l’esercito dell’Unione Sovietica. Persino Maurizio Belpietro, di certo non un comunista, si è decisamente schierato contro tale menzogna; è questo un esempio delle posizioni confuse oggi in campo e di dove, purtroppo, trovi invece alloggio il peggiore revisionismo. La decisione del Museo di Auschwitz non è casuale: è infatti in ballo tutta la storia della Seconda guerra mondiale, e si usa l’odierno conflitto ucraino per riscrivere la storia (uno dei capitoli che seguono l’abietta risoluzione del Parlamento europeo che ha equiparato il comunismo al nazismo). Si inizia allora a raccontare che non fu l’Armata Rossa a liberare Auschwitz, ma chi ha oggi al governo componenti dichiaratamente naziste; un Paese che ha messo fuorilegge tutti i partiti di opposizione e che glorifica il collaborazionista dei nazisti Bandera e le SS Galizia.
Sdoganato il nazismo – così come da anni viene fatto in Italia con il fascismo, dove gli eredi di Salò ora sono nella maggioranza di governo – si racconterà un’altra storia, «neutra», nella quale le camere a gas e i forni crematori piovvero dal cielo chissà come e per volere di chi. Scrivere che gli ucraini liberarono Auschwitz, senza rendersi conto che allora l’Ucraina era Unione Sovietica e che i suoi soldati combattevano nell’Armata Rossa, è malafede, tesa a suscitare empatia verso un Paese che, ben nove anni fa, ha iniziato un conflitto contro i suoi stessi concittadini nella regione del Donbass.
All’inizio, in un tempo neanche troppo lontano, scrivere tali palesi menzogne avrebbe ricevuto sdegno immediato e condanna unanime; oggi chi le scrive non si preoccupa neppure della plateale pessima figura, perché nel mondo «deideologizzato» si può dire o scrivere qualsiasi cosa, senza timore di essere smentiti. Questo nonostante – sulla materia – documentazione, bibliografia e testimonianze siano infinite. Presto la storia e la Memoria, però – visto che i testimoni oggi sono ormai quasi tutti scomparsi – verranno demandate agli storici (di parte) e alle Istituzioni (anch’esse di parte e variabili a seconda del colore dei governi di turno). Tra i punti fermi da ricordare, invece, ne basterebbe uno, e cioè che la Giornata della Memoria – istituita dall’ONU il 1° novembre 2005 – ha come oggetto proprio la «Liberazione, da parte dell’Armata Rossa, del campo di concentramento di Auschwitz».
Le conseguenze di un uso così platealmente politico di narrare la storia saranno assai nefaste, se non si porrà freno a un’isteria collettiva la quale – pur non trovando riscontro alcuno nelle fonti – prolifera in una società dove non si legge e non ci si informa più.
Allora, se persino di fronte a vicende così storicamente verificate e comprovate, si inventano fatti mai esistiti, suonano profetiche le parole del penultimo segretario del Partito comunista italiano Alessandro Natta al crollo del muro di Berlino: «Qui crolla un mondo, cambia la storia... ha vinto Hitler. Si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo».

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Comunico che la petizione contro il revisionismo storico sulla liberazione di Auschwitz è stata appena oscurata dalla piattaforma change. org che la ospitava.
Dunque, da quest'anno, non è più l'Armata Rossa ad aver liberato Auschwitz.
Benvenuti su 1984.

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Ad ogni modo, è ufficiale che Austria e Ungheria non invieranno armi all'Ucraina.
Ma è troppo difficile per l'Italia capire che, per evitare l'escalation e tentare la soluzione diplomatica, si dovrebbe cessare di inviare altre armi.
L'Italia, organo esecutivo della NATO, è ormai un paese selvaggio, una culla per l'imbarbarimento delle menti.

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Dalla parte dell'Armata Rossa.

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La Federazione Russa esclusa anche dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz.

Resto e resterò dalla parte giusta della storia, al di là del revisionismo, al di là delle menzogne, al di là delle mistificazioni.

Le emozioni che provo oggi, sono particolarmente intense;
grazie, Armata Rossa.

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Pacifiste con l'elmetto crescono.

È passato il nuovo decreto legge, grazie al quale il paese con la bandiera giallo-azzurra riceverà nuove armi dall'Italia per tutto il 2023.
Complimenti alle coalizioni guerrafondaie al governo e, in particolare, a Elly Schlein che, dopo aver preso in giro gli italiani per mesi, dicendo che la pace non si fa con le armi, ha dato il suo sì per il sostegno militare a Kiev.
Non avevamo dubbi.

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Dopo la lezione di vita di Luciana Littizzetto, nuove parole per nuovi tatuaggi.
Dal mondo della psicologia, è tutto.

@sarareginella

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Oggi, fa davvero freddo.
Il mio pensiero va a coloro che non hanno un tetto e a coloro che, da quest'anno, non hanno più la possibilità di riscaldarsi, nella propia casa.

Nel video, il mio intervento di giovedì, per visione Tv, sul conflitto innescato nove anni fa: un'operazione preparata al dettaglio, dalla quale guadagnano solo i noti esportatori di democrazia nel Mondo.
...
Link all'intera puntata: https://www.youtube.com/watch?v=looCZsWw6g0

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