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Canale dedicato al giornalismo costruttivo con notizie positive su solidarietà, ambiente, diritti, innovazione sociale. Info e segnalazioni: @cristigalas Twitter: https://twitter.com/cristigalas Mastodon: https://sociale.network/@cristigalas

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#Animali
Si chiamano “renodukts”, dalle parole svedesi ren (renna) e viadukt (viadotto), i ponti che la Svezia sta costruendo per permettere alle renne di attraversare i boschi in sicurezza, senza correre il rischio di essere uccise su ferrovie e strade mentre si spostano alla ricerca di cibo.
Ma quelli svedesi non sono gli unici ponti per animali selvatici. Quello che vedete nella foto è uno dei 6 calcavia a Banff Park in Canada che, insieme a 35 sottopassaggi, evitano ad alci, orsi e altre 11 specie di grandi mammiferi di attraversare la trafficata Trans Canada Highway.
In Australia esiste addirittura un cavalcavia per aiutare i granchi a migrare.
In Italia non abbiamo infrastrutture del genere. Tuttavia, come raccontavo qui, gruppi di volontari aiutano, ad esempio, i rospi ad attraversare le strade per raggiungere incolumi laghi e stagni dove deporre le uova. Indovinate come si chiamano? Rospisti 😜

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☕️ #EconomiaSolidale #Carcere

“Lazzarelle non si nasce, si diventa”. Queste le parole che ispirano le Lazzarelle, prima cooperativa in Italia di donne torrefattrici, nata nel 2010 all’interno del carcere femminile di Pozzuoli.

Ogni anno producono 50mila pacchetti di caffè. Tutto caffè d’alta qualità proveniente da piccoli coltivatori del sud del mondo. In 11 anni la cooperativa ha dato lavoro a 60 detenute, offrendo loro l’occasione di cimentarsi in un mestiere diverso dai soliti lavori femminili che s’imparano in carcere.

Non solo. La scorsa estate ha aperto nella Galleria Principe di Napoli il Lazzarelle Bistrot. Oltre a offrire ottimo cibo, il bistrot è la vetrina dei prodotti realizzate dalle detenute: caffè di ogni tipo, anche biologico e in cialde, e poi infusi, te, creme di caffè e tazze, tazzine, shopper.

Se andate a Napoli fateci un salto! Nell’attesa leggete tutta la storia delle Lazzarelle su Altre Storie, la newsletter di Mario Calabresi, e poi andate sul loro sito e ordinate uno dei loro prodotti!

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Avigliana, Val di Susa

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👨🏻‍💻 #Scuola #Bambini

San Giovanni a Teduccio si trova nella sesta municipalità di Napoli. Si tratta di uno dei quartieri più popolosi, poveri e difficili della città. Qui bassa scolarizzazione e dispersione scolastica sono una realtà diffusa da sempre. Con la pandemia e la didattica a distanza tutto è diventato più difficile. Basti pensare che con l’inizio della Dad alcuni bambini e ragazzi non si sono collegati alle lezioni per mesi e sono stati segnalati dal Tribunale dei minori di Napoli come ‘dispersi’.

«Spesso la difficoltà è legata al collegamento Internet. Tante famiglie non lo hanno a casa e devono utilizzare la connessione dati dei loro cellulari. In questo modo consumano rapidamente la ricarica telefonica e i gigabyte che hanno a disposizione. Mancano poi i computer e non tutte le scuole hanno l’attrezzatura necessaria», racconta a Valigia Blu Carmela Manco, suora laica, fondatrice e presidente dell’associazione Figli in Famiglia, realtà che opera nel quartiere dal 1993.

Così l’associazione si è inventata la “Dad solidale”. «Venti bambini venivano praticamente ogni mattina nella nostra sede, in modo da poter seguire le lezioni online. Hanno ricevuto dei computer e sono stati assistiti con il lavoro dei nostri educatori. In questi mesi siamo riusciti a tenere gli studenti distanziati due metri l’uno dall’altro. Abbiamo avuto anche bambini disabili e bambini stranieri che hanno difficoltà a comprendere la lingua italiana».

Non solo. L’associazione in questo lungo anno ha consegnato computer ai bambini che avevano una minima possibilità di connettersi anche da casa e attivato un percorso di accompagnamento scolastico pomeridiano che coinvolge ogni giorno almeno 75 bambini, suddivisi in tre turni differenti.

Prendetevi 10 minuti e leggete questo bel reportage di Riccardo Pieroni che racconta un’Italia dimenticata e sola ma che, nonostante tutto, non si arrende.

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Le Staffette Alimentari Partigiane di Bologna (foto Daniele Napolitano per Internazionale)

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Centri del riuso in Italia: vai alla mappa

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🧑🏾‍🌾 #Migranti #Lavoro

Papa Latyr Faye è arrivato dal Senegal in Italia quattordici anni fa, raggiungendo suo zio, Mbaye Ndiaye, in Puglia a San Severo, provincia di Foggia. Entrambi lavorano per anni come braccianti nei campi di pomodoro e alla raccolta di olive affrontando una realtà durissima. «Non solo abbiamo vissuto lo sfruttamento sulla nostra pelle, dettato dall’arroganza e dall’ignoranza. Ma abbiamo visto tante, troppe persone migranti vivere in ghetti, in baracche, come in un paese del dopoguerra, in condizioni disumane».

Come racconta Rosy Battaglia in “Storie dal futuro”, la bella newsletter della rivista Valori, nel 2012 Papa decide di denunciare le illegalità e i soprusi che viveva nei campi e nel 2016, insieme allo zio e alla giurista Assunta La Donna, «la prima italiana che ci ha sostenuto in questo sogno», fonda l’associazione Ghetto Out riuscendo da lì a poco a realizzare il suo sogno.

Ottiene dalla Regione Puglia la gestione di un’azienda agricola e qui lancia un progetto unico nel suo genere: “Casa Sankara” che offre ai braccianti stagionali diritti umani fondamentali, come un tetto sicuro sopra la testa e il riconoscimento di un salario equo. All’interno dell’azienda agricola apre una foresteria e poi una sartoria, un laboratorio di musica e uno sportello di assistenza socio-legale.

Oggi Casa Sankara accoglie 500 migranti che lavorano nell’azienda agricola Fortore e, grazie ad una collaborazione con Coldiretti, per altre aziende sul territorio. Tutti vivono e lavorano in condizioni dignitose e legali ricevendo "la giusta busta paga”.

Il frutto di tanto impegno è ora sugli scaffali di tante Coop d’Italia, con “Riaccolto”, il marchio dei pomodori pelati di Casa Sankara. «Abbiamo dimostrato che c’è un prezzo sostenibile per tutti. Per chi lavora, per chi vende e per chi acquista. Tutti ci guadagnano in modo equo».

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👩🏻‍💻🛍 #EconomiaSolidale

Spinti dall’emergenza sanitaria e dal bisogno di rafforzare le reti sociali, in questo ultimo anno sono nati tanti nuovi servizi che coniugano tecnologia digitale con innovazione sociale. Dal delivery etico alla ristorazione sociale allo streaming solidale. Milano è forse la città che più ha visto crescere nuove esperienze e progetti.

Come SoDe (che sta per Social delivery), un servizio di consegne a domicilio che propone un modello etico di delivery, alternativo a quello delle grandi multinazionali, che valorizzi i negozi di quartiere e sia rispettoso dei diritti dei riders.
SoDe è un’idea di Rob de Matt, il caffè-bristot nato nel quartiere milanese di Dergano da un bel progetto di inclusione sociale e lavorativa di persone svantaggiate.
Qui il crowdfunding lanciato per sostenere il progetto e qui il canale Telegram.

“L’Alveare che dice sì” è, invece, una rete che mette insieme gruppi di acquisto e piccoli agricoltori. Attiva un po’ in tutta Italia, conta ormai duemila produttori e migliaia di utenti. Gli ordini dei prodotti, tutti a km 0, si possono effettuare online attraverso il sito o una comoda app e poi la spesa si ritira in uno dei punti di raccolta della propria città oppure viene consegnata a domicilio.

Ma queste nuove esperienze non riguardano solo il mondo della ristorazione o del delivery: 10 cinema indipendenti di Milano e non solo hanno promosso la piattaforma 1895.cloud, che offre film in streaming per 72 ore a prezzo “responsabile”: il prezzo del biglietto lo fa lo spettatore in base alle sue disponibilità e al suo desiderio di sostenere l’iniziativa.

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Ps. Il progetto "Un armadio di lavoro" fa parte dell'iniziativa più ampia "Abito" che proprio in questi settimane ha attivato un crowdfunding su Produzioni dal Basso per avviare corsi di sartoria sociale. Dateci un'occhiata e se potete contribuite con una piccola donazione!
Buona giornata 😊

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🏠 #Accoglienza #Solidarietà #Famiglie

Dopo avervi parlato qualche giorno fa del progetto “Affido culturale”, torno sul tema dell’accoglienza segnalandovi un altro bel progetto lanciato in questi giorni a Ravenna. Qui il Comune e l’associazione Refugees Welcome Italia hanno inaugurato il primo Albo delle famiglie accoglienti: una rete di famiglie e cittadini solidali che offrono aiuto e accoglienza a bambini e adulti in difficoltà.

Attraverso il portale https://famiglieaccoglienti.comune.ra.it tutti i cittadini di Ravenna possono aderire e dare il proprio contributo, anche piccolo, perché le forme dell'accoglienza sono tante e variegate. Si va dall’affido familiare di bambini e ragazzi, italiani e stranieri, nelle sue diverse declinazioni (residenziale, diurno, sostegno alle famiglie) all’ospitalità in famiglia di adulti fragili, fino al mentore.

Il mentore è una persona che mette a disposizione un po’ del proprio tempo e delle proprie capacità per sostenere un giovane o un anziano nel proprio progetto di vita o in alcune attività: ad esempio offrendo un aiuto nella ricerca di un lavoro, di una casa o per studiare oppure condividendo attività ricreative e culturali.

Infine, c’è la possibilità di candidarsi come attivista per svolgere attività di volontariato a supporto della rete di accoglienza.

Attraverso il portale è possibile accedere a due diversi percorsi: per chi vuole aderire alla rete offrendo la propria disponibilità per una o più attività e per chi ha bisogno di supporto e accoglienza. In entrambi i casi basta compilare un modulo e il Comune di Ravenna contatterà l’interessato e si attiverà per rispondere alla richiesta di adesione o di aiuto.

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📌 #CanaliUtili
Se la notizia che ho appena raccontato vi è piaciuta seguite su Telegram @b_hopmagazine, testata giornalistica non profit dedicata al #giornalismocostruttivo!

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#EconomiaCircolare #Sostenibilità
Lei è Nzambi Matee, ingegnera e imprenditrice, che nel 2018 ha fondato a Nairobi una startup che trasforma i rifiuti plastici in mattoni da costruzione. I mattoni di Nzambi stanno rivoluzionando l’edilizia africana: sono, infatti, più economici, resistenti e duraturi del calcestruzzo. Adottati nella costruzione di case, scuole e parcheggi, vengono prodotti in tre differenti spessori e in numerosi colori.
Nzambi ha dedicato un anno a testare combinazioni di plastica e sabbia alla ricerca delle giuste proporzioni per creare mattoni resistenti e poi ha ottenuto una borsa di studio alla University of Colorado dove ha affinato il processo.
Dal 2018, la startup Gjenge Makers ha creato 112 posti di lavoro, molti dei quali occupati da donne e giovani, e ha riciclato oltre 22 tonnellate di plastica, con una produzione di 1500 mattoni al giorno. Uno straordinario esempio di economia circolare che coniuga creatività, innovazione e sviluppo sostenibile.

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#Solidarietà #Migranti
Guardate questa foto e ditemi se intravedete un’azione pericolosa e criminale. Per la questura di Trieste la donna in quella foto, Lorena Fornasir, sta compiendo un reato. Tre giorni fa poliziotti armati sono piombati all’alba nell’abitazione di Lorena, 68 anni, e di suo marito Gian Andrea Franchi, 84 anni, alla ricerca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Di Gian Andrea e Lorena avevano già parlato qui e qui: fondatori dell’associazione Linea d’ombra, da tre anni curano, in modo del tutto volontario, i piedi piagati dei profughi che giungono a Trieste in condizioni drammatiche, dopo aver attraversato la rotta balcanica e superato violenze inaudite. Curano le ferite, offrono cibo e abiti a uomini, donne e bambini in fuga. Per quei gesti di aiuto e umanità oggi Lorena e Gian Andrea sono sotto inchiesta. Il loro crimine? La solidarietà. È questo il Paese in cui vogliamo vivere?

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👩🏻‍⚕🏩 #Salute #Solidarietà 

Gestiti da medici volontari, garantiscono il diritto alla salute alle fasce più svantaggiate della popolazione: stranieri senza regolare permesso di soggiorno, persone senza dimora, anziani che vivono sotto la soglia di povertà.

Sono gli ambulatori solidali che, da nord e sud, offrono assistenza sanitaria di base a chi ne è sprovvisto o fatica ad accedervi. Oggi più che mai. In questi mesi di emergenza rappresentano spesso l'unico punto di riferimento per migliaia di persone. 

Su Altreconomia un bel reportage racconta l'impegno di tanti ambulatori popolari che a Milano, Napoli, Bologna, Reggio Calabria, Barletta offrono cure mediche ma non solo

“Il nostro approccio segue la teoria dei determinanti sociali della salute: vogliamo agire sulle cause sociali che creano disuguaglianze tra le persone, anche in salute”.
 
Gli ambulatori popolari sono infatti 'nodi' di reti solidali più ampie, fatte di associazioni, parrocchie, centri sociali che ogni giorno cercano di intercettare e rispondere a bisogni essenziali: oltre a salute, cibo, vestiti, casa, lavoro, istruzione.  

"Il nostro obiettivo non è sostituirci al sistema sanitario ma costruire un modello di medicina alternativo, più vicino alle esigenze del territorio”.

Un modello fondato sulla giustizia sociale, capace di offrire "reddito, welfare, casa e anche salute per tutti, perché ognuno di questi temi è strettamente connesso agli altri”.

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#Solidarietà #BeneComune
Stamani voglio parlarvi di Amarsi un po’, bella campagna online promossa da Cild, che racconta storie di ordinario coraggio, solidarietà e infaticabile lavoro.
Storie di "donne e uomini liberi che fanno la loro parte per il bene comune, che con la loro energia e i loro atti di generosità portano conforto e restituiscono fiducia indicandoci una via d’uscita"
Perché amarsi solo un po'? Perché un po’ è “quel tanto che basta” al convivere civile. Un po’ che può essere fatto di piccoli gesti o di grandi imprese. Un po’ che può significare un grande sforzo per alcuni o una dimensione normale, naturale o istintiva per altri. Quel po’ è una condizione minima ma necessaria di compassione.
Andate su https://amarsiunpo.co e amatevi un po'.

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🙍🏻‍♂ #Welfare #Coronavirus

Il governo giapponese ha deciso di creare il Ministero della Solitudine per aiutare i cittadini a superare l’isolamento e lo spaesamento acuito dalla pandemia e dai suoi effetti sulla vita sociale.

Da tempo in Giappone la solitudine e l’isolamento rappresentano fenomeni molto preoccupanti e non solo a causa del forte invecchiamento della popolazione. Basti pensare ai cosiddetti “hikikomori” che si isolano per scelta e trascorrono anche anni chiusi in casa senza mai uscire.

Tuttavia la pandemia sembra aver minato profondamente la vita dei giapponesi. A spingere il primo ministro Yoshihide Suga verso l’istituzione del Ministero per il coinvolgimento dinamico della popolazione - questo il nome ufficiale - un dato su tutti: nel 2020 il tasso di suicidi è cresciuto per la prima volta in undici anni, salendo di 750 unità fino a quota 20.919, quasi il triplo dei morti accertati per Covid-19 nel Paese.

Il Giappone non è il primo Paese ad avere un Ministero della Solitudine. La prima è stata la Gran Bretagna nel 2017 (ne avevo parlato qui) e anche in Italia c’è chi ha avuto un’idea simile, seppure a livello locale, come avevo segnalato in questo post.

La solitudine è una condizione che attraversa da tempo le nostre società e chissà che il Covid non ci spinga ad interrogarci e a mettere in campo delle risposte per affrontarla.

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Come ogni #25aprile anche oggi molto si parlerà di #Resistenza e partigiani, tuttavia a distanza di oltre settant’anni c’è ancora una “resistenza taciuta”: quelle delle donne, delle 35mila partigiane italiane che hanno combattuto il nazi-fascismo anche a costo della propria vita e che, all’indomani della guerra, furono in gran parte dimenticate. A loro ho dedicato questo post.
Buon 25 aprile, buona Liberazione!

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🏘🌲#Sostenibilità #Mobilità

In questi giorni difficili per la Val di Susa, dove il “partito del cemento” sta nuovamente mostrando i muscoli, vi invito a leggere una delle Storie dal futuro di Rosy Battaglia dedicata al Comune di Avigliana, borgo medievale della bassa Val di Susa.

Grazie ad una serie di sindaci illuminati, l’ultimo dei quali ha 35 anni, Avigliana è oggi un borgo di primati all’insegna della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Ha ricevuto le Cinque Vele di Legambiente e Touring Club: il Lago Grande, sul quale si affaccia, è il più pulito e balneabile di tutto il Piemonte e tra i più limpidi d’Italia.

È Bandiera arancione dal 2007, il riconoscimento sempre di Touring e Legambiente per i piccoli comuni che si distinguono per un'accoglienza di qualità.
È stato il primo comune della Val di Susa a dotarsi di colonnina elettrica per le auto e a collocare il primo prototipo di stazione di ricarica per biciclette elettriche.

Avigliana è anche un modello di micro accoglienza diffusa a favore di famiglie migranti, sul modello di Riace.
Ha poi trasformato l’ex Dinamitificio Nobel, il primo stabilimento di dinamite in Italia, in un museo e spazio dedicato alla produzione artistica, allo scambio sociale e alla divulgazione scientifica.

Infine, insieme ad altri Comuni della Val di Susa, sta realizzando la ciclovia francigena che ricongiunge la bassa valle al Passo del Moncenisio e quindi alla Francia.

«Noi pensiamo alla mobilità dolce, al turismo sostenibile, a basse emissioni. Che permettono di far scoprire la bellezza della nostra valle e del nostro patrimonio naturale artistico e storico. Dovremmo essere più ascoltati. È questo il futuro. A bassa velocità».

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#RigenerazioneUrbana

Il tracciato di un’ex linea tramviaria diventa un parco urbano lineare, una striscia verde lunga 800 metri a disposizione di tutti. Accade a Torino, in corso Gobetti, dove la scorsa estate l’associazione Torino Stratosferica, con l’aiuto di numerosi volontari e abitanti del quartiere, ha creato Precollinear Park.

Con una azione partecipata di rigenerazione urbana i cittadini hanno riqualificato una linea abbandonata del tram restituendola alla comunità. Il tracciato è stato ripulito, ripristinato il verde urbano e posizionate un sistema di sedute e un container giallo con funzioni di info point/bar. Da luogo abbandonato e degradato, quegli 800 metri sono diventati lo spazio di una nuova socialità: oltre al passeggio quotidiano di tanti cittadini, il parco ha ospitato vari eventi culturali, diventando luogo di condivisione e incontro.

Per continuare l’opera di riqualificazione è stata lanciato un crowdfunding a cui tutti possiamo contribuire!

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💜 #Solidarietà #MutuoAiuto

Nel corso dell’ultimo anno centinaia di iniziative di mutuo aiuto hanno fatto rete per tamponare l’impatto socioeconomico prodotto dall’emergenza #coronavirus. Su Internazionale Sarah Gainsforth racconta in un bel reportage le attività messe in campo dalla rete “Don’t panic, organizziamoci!”, nata a Bologna nella primavera del 2020 grazie all’impegno di 52 realtà non profit.

Tantissime le attività promosse da oltre 400 volontari per aiutare chi ha più bisogno. Dalla raccolta e distribuzione di pacchi alimentari con le Staffette alimentari partigiane al doposcuola online, dal “tampone sospeso” agli sportelli di orientamento al lavoro o alla ricerca di una casa.

A distanza di un anno la rete è diventata più capillare e radicata sul territorio cittadino e le richieste di aiuto aumentano e si trasformano. “Durante il primo lockdown la priorità è stata la consegna di cibo e medicine a domicilio. Ma dopo un anno di limitazioni l’assenza di socialità sta diventando un problema”, racconta Fabio, uno degli attivisti della rete. Così lo scorso 8 marzo i promotori di Don’t panic hanno inaugurato i Condomini della cura, a cui hanno già aderito venti condomini. “Funzionano come una banca del tempo, ci si mette a disposizione per aiutare nelle faccende quotidiane. È un modo per curare le relazioni”.

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♻️ #EconomiaCircolare #Riuso

È online la prima mappa italiana dei centri del riuso. L’hanno lanciata Danilo Boni e Maurizio Bertinelli, con il supporto del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e della rete Zero Waste Italy. Ad oggi sono stati mappati 85 centri del riuso ma il censimento è ancora in corso. Per segnalare un centro basta compilare questo modulo.

Di proprietà comunale o promossi da associazioni e cooperative, i centri del riuso non solo contribuiscono a ridurre i rifiuti ma creano anche occupazione e piccola impresa, promuovono sul territorio buone pratiche di riuso, riparazione e riutilizzo di oggetti, apparecchiature elettriche ed elettroniche. Insomma esempi di economia circolare ed economia sociale che fanno bene all’ambiente e alla vita dei cittadini.

Circa due terzi dei centri ad oggi censiti ha un ricavo annuo inferiore ai 10 mila euro, ma non mancano esperienze più strutturate che superano i 20 mila euro.
Si occupano prevalentemente di recuperare e rimettere in circolo abiti, mobili, biciclette, elettrodomestici ed apparecchi elettronici, giochi e libri. In sei centri su 10 si offrono anche servizi di riparazione: soprattutto restauro di mobili (26%), ciclofficine (18%), riparazione di elettrodomestici (11%), piccoli lavori di sartoria (5%).

Dal censimento risulta, infine, che il 23% dei centri cede i beni usati gratuitamente, il 34% chiede una donazione, il 20% tiene insieme le due formule. Il restante 10% prevede modalità con contributi economici.

A questo link un interessante dossier tutto dedicato all’Italia del riuso, con dati, esperienze e buone pratiche.

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Felicità
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🙋🏻‍♀ Con questo post domenicale voglio dare il benvenuto ai tanti che oggi si sono uniti al canale! Grazie ❤️

E un grande grazie anche all'amico Andrea per aver suggerito @SocialPositiveNews a chi segue il suo bel canale @meditando, un'oasi di pace e buoni pensieri. Dateci un'occhiata!

Buona domenica a tutti ovunque voi siate!
A lunedì! 🎈

📌 Ps.
Se vi va, potete segnalarmi buone notizie o dirmi la vostra sul canale scrivendo un commento a questo post oppure inviandomi un messaggio a @cristigalas.

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🧑🏻‍💼👔 #Lavoro #EconomiaCircolare #Riuso

Quanto è importante quando si cerca un lavoro indossare un buon abito? Molto e per tanti può essere un problema procurarselo. Un problema non banale soprattutto per chi vive in difficoltà economiche, come aveva capito Gary Field quando, nel lontano 1999, decise di fondare negli Stati Uniti la prima non profit che offriva abiti adatti a chi doveva sostenere un colloquio di lavoro e non aveva i mezzi per comprarli.

Ebbene da oggi anche nel nostro Paese, e più precisamente a Torino, esiste un progetto simile. Lo ha ideato la Società San Vincenzo de Paoli. Si chiama “Un armadio di lavoro” e offre una distribuzione gratuita di abiti professionali a quanti sono in difficoltà economica e si apprestano ad affrontare un colloquio.

Un’iniziativa in cui la condivisione e il dono non sono solo atti di cura verso il prossimo, ma anche strumenti per ridurre il nostro impatto ambientale, mettendo in circolo quegli abiti che spesso giacciono inutilizzati e quasi nuovi nei nostri armadi. Abiti che possono essere preziosi per chi è in procinto di sostenere un colloquio.
Un guardaroba aperto a chi cerca lavoro e ha bisogno di un bell’abito e un innovativo progetto di economia circolare, non trovate?

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#Libri
Oggi alle 17.30 sarò in diretta sulla pagina Facebook della Casa della donna di Pisa per parlare di lavoro delle donne al tempo della pandemia, del lavoro che non c’è e di quello che c’è ma non si vede. Partiremo dal bel libro di Adriana Nannicini, “Lavoratrici al margine” (ManifestoLibri).

Se volete ci vediamo lì ;)

Buon #8Marzo!

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👧🏻 #Bambini #Cultura #Accoglienza #Famiglie

Accompagnare un bambino o una bambina al museo o al cinema oppure in una fattoria didattica o a teatro. Perché “condividere cultura è un modo per educarsi”. Questo lo scopo di “Affido culturale”, un bellissimo progetto finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini che, grazie ad una rete non profit, sta per partire in quattro città pilota, Napoli, Roma, Bari e Modena.

Famiglie, coppie senza figli, single possono prendere “in affido” bambini in povertà educativa e accompagnarli ad eventi e attività culturali, insieme ad un familiare. Si tratta di un’opportunità di crescita sia per i bambini, sia per gli adulti. Le famiglie, affidataria e destinataria, una volta abbinate tra loro, si incontreranno, stringeranno un “patto educativo” e insieme sceglieranno le attività culturali per il bambino o la bambina che la stessa rete “Affido Culturale” offre, grazie a convenzioni con enti culturali e associazioni del territorio.

Tutto il percorso avviene col supporto della rete che prepara gli adulti affidatari con incontri di orientamento e formazione, così che possano affrontare al meglio questa esperienza. Come racconta Giuseppe Antelmo, referente del progetto su Roma, “lo scopo non è il mero assistenzialismo, bensì creare una comunità educante diffusa e solidale”.
Un’idea grandiosa non trovate?

Su B-Hop Magazine trovate tutta l’intervista a Giuseppe Anselmo e i contatti dei referenti territoriali del progetto nel caso vogliate vivere questa esperienza!

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«Vedevamo arrivare questi ragazzi con le scarpe rotte, i piedi lacerati, affamati. Non siamo più stati capaci di tornare nella nostra casa»
Video intervista dell’Espresso a Lorena e Gian Andrea.

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#Solidarietà #Accoglienza
A Milano è nato il primo “guardaroba pubblico” che offre gratuitamente indumenti caldi e puliti a persone senza dimora o che vivono situazioni di grande difficoltà economica. Promosso dal Comune di Milano e gestito dalla cooperativa Detto Fatto, si trova in via Sammartini (zona Stazione Centrale), all’interno di un centro anziani, chiuso per la pandemia, che per le sue dimensioni garantisce il rispetto delle misure anti-Covid. Chiunque abbia bisogno può accedere, senza appuntamento, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e, oltre agli abiti, potrà ricevere informazioni su tutti i servizi di accoglienza che offre la città di Milano.

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🏛 #Scuola #Povertà

“Ero giunto alla conclusione che a mantenere i poveri in condizioni di povertà era l’assenza della politica dalla loro vita. Qui non intendo ‘politica’ nel senso di votare alle elezioni, ma nel senso in cui Tucidide usava questo termine, e cioè come un insieme di attività condotte con altre persone, a ogni livello, dalla famiglia al vicinato, dalla comunità allargata alla città-Stato”.

Prendetevi 10 minuti e leggete “Nella caverna di Platone”, un bellissimo saggio di Earl Shorris (1934-2012) che racconta, con grande forza narrativa, uno straordinario esperimento sociale compiuto a New York negli anni Novanta: insegnare i classici della filosofia a giovani che avevano abbandonato la scuola e vivevano sotto la soglia di povertà.

Perché, scrive Shorris, ”la via d’uscita dalla povertà era la vita politica, ma per entrare nel mondo pubblico, per far pratica di vita politica, i poveri dovevano prima imparare a riflettere”.

I risultati ottenuti dal “Clemente course for the humanities”, promosso dallo stesso Shorris e da un gruppo di docenti volontari, andarono oltre ogni aspettativa e cambiarono la vita di molti giovani.

“La frequenza del Clemente Course costava circa duemila dollari a studente: a paragone della disoccupazione, dei sussidi o della galera, gli studi classici sono un affare”.

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#Ambiente #Sostenibilità
Una buona notizia per l’Africa e per il pianeta. Il presidente francese Macron ha annunciato, in occasione del vertice One Planet, che governi e banche di sviluppo stanzieranno 14,3 miliardi di dollari per accelerare la realizzazione della Grande muraglia verde.
Il progetto, lanciato nel 2007, prevede di piantare una striscia di 8mila km di alberi in 11 paesi africani, dal Senegal a Gibuti. L’obiettivo è fermare la desertificazione e creare opportunità di lavoro e nuovi modi di sussistenza per le persone che ci vivono.
Dovranno essere risanati 100milioni di ettari di terreni degradati, in modo da catturare 250milioni di tonnellate di anidride carbonica e far nascere 10 milioni di posti di lavoro entro il 2030.
Una rivoluzione storica!

Questa è una delle notizie di Africana, la nuova newsletter di Internazionale. Consigliatissima 😜

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